Matteo Massagrande

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artemisiaweb
view post Posted on 6/2/2010, 13:15




Tra gli artisti presenti alla Fiera dell'Arte contemporanea di Bologna, di cui vi sta parlando Misia, quello che più continua ad emozionarmi è Matteo Massagrande per l'atmosfera silenziosa e poeticamente raffinata che emerge dai suoi dipinti.

Matteo Massagrande è nato a Padova, è, oltre che pittore, incisore, esperto di varie tecniche di pittura e di restauro.
Pur essendo un artista contemporaneo è appassionato e conoscitore dell' arte antica ed ha arricchito le sue conoscenze e la sua sensibilità viaggiando in Europa e nel mondo.
Tanti i premi e iriconoscimenti che ha ricevuto in italia ed all'estero-

Nel 1989 ha illustrato il libro "Passato prossimo". Nel 1991 ha illustrato la raccolta "Ne Tisini" con poesie di Giorgio Segato, edito a Zagabria. Nel 1993 ha illustrato il racconto "Cercando Sisol", di Ermanno Olmi e nel 1998 il racconto di Fulvio Tomizza "Le stelle di Natale".
Le sue opere si trovano in numerosi musei, chiese, collezioni pubbliche e private.
Vive a Padova e divide la sua attività tra lo studio a Padova e quello di Hajòs (Ungheria), la terra che sente come un'altra patria e dove ha incontrato l'amore della sua vita.


Comincio col postarvi alcune delle immagini che di lui preferisco.


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Sono interni di stanze silenziose, di case abbandonate che nel silenzio evocano scene di vite vissute, voci ora allegre ora tristi, ci parlano di esistenze passate, ricordano i luoghi in cui siamo vissuti... e dalle finestre scorci di strade e palazzi che ci sono stati familiari e che continuano a vivere anche senza di noi, anche se noi siamo andati via...

Vorrei riportarvi un brano scritto da Matteo perchè possiate comprendere appieno la sua sensibilità


"Tanta volte mi hanno domandato in questi anni quando e perchè sono diventato pittore. A tutti dò la stessa semplice risposta: quando mio padre( a cui devo l'armonia delle cose perchè citava sorridendo Moliere in francese mentre mi insegnava a mescolare in giusta quantità sabbia e cemento) mi mise all'orecchio una conchiglia dicendomi "ascolta il rumore del mare".
Io il mare non lo sentivo, lo vedevo.
Da allora cerco di dipingere le luci, i rumori, i sapori di ciò che mi circonda.
Sento una melodia e ne vedo i colori, assaggio un cibo sconosciuto e ne vedo i sapori, entro in una stanza vuota e vedo le cose di cui è vuota, entro in un posto affollato e vedo com'è quando tutti se ne vanno".




“Scene d'Ungheria”. Si tratta di una quarantina di opere di vario formato dedicate al paesaggio ungherese in cui l'artista rivela la sua conoscenza dei maestri dell'Ottocento.
E' il suo omaggio alla terra d'Ungheria che, "si fonda su uno struggente amore per quegli spazi, per tutta quella vastità impercorribile ma tutta dal suo sguardo percorsa e amata.” "Una terra amata, percorsa e dipinta dall'artista a fianco della moglie, ungherese, che ogniqualvolta ritorna nel proprio paese non può non ripetergli: “Ma non vedi che qui il verde è diverso? È verde ungherese. Il cielo poi…”.

Quando Matteo lascia l'Italia per l'Ungheria, passeggia a lungo per le città, ma anche nei campi, lungo il lago, col sole, la pioggia, la nebbia e la neve. Si fa attento non solo ai diversi effetti di luce e colore, ma anche ai profumi, ai suoni di quei luoghi.

“Davanti al paesaggio ungherese non ci si sente piccoli come davanti a un monte, non ci si sente soli come nel deserto, non ti ingoia come un canyon o una cascata. Non osi muoverti. Non per paura. È l’immobilità dei momenti felici.”
Così scrive l'autore, in una nota dedicata alla 'sua' Ungheria, dove traduce a parole ciò che esprim e nella sua pittura.

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