L' Ara Pacis

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artemisiaweb
view post Posted on 4/5/2008, 12:21




E' di pochi giorni fa l'esternazione del nuovo sindaco di Roma Gianni Alemanno che vorrebbe eliminare la teca dell'Ara Pacis, realizzata da Richard Meier.

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Richard Meier & Partners Architects costituiscono uno studio statunitense a cui si devono alcuni dei più notevoli musei della seconda metà del Novecento.
Il progetto per l'Ara Pacis fu concepito per essere permeabile e trasparente nei confronti dell'ambiente urbano, senza compromettere la salvaguardia del monumento. Un organismo che si sviluppa secondo l'asse principale nord-sud e si articola in aree scoperte, ambienti completamente chiusi e in zone chiuse, ma visivamente aperte alla penetrazione della luce.
"Il nuovo complesso museale, che ricompone la quinta edilizia ad ovest del Tridente, è suddiviso in tre settori principali. Al primo settore, una Galleria chiusa alla luce naturale, si accede tramite una scalinata che supera il dislivello tra via di Ripetta e il Lungotevere e raccorda la nuova costruzione alle chiese neoclassiche antistanti. La scalinata presenta due elementi di richiamo al passato: una fontana, memoria del Porto di Ripetta che insisteva proprio su quest'area, e una colonna che misura dall'Ara la stessa distanza che, in età augustea, la separava dall'obelisco della grande meridiana. La Galleria, che ospita i servizi di accoglienza, assolverà la duplice funzione di introdurre la visita al monumento e di "schermare" l'Ara da meridione. Superata la sua penombra, si entra nel Padiglione centrale, dove di giorno l'Ara è immersa nella luce diffusa dei lucernari e da ampi cristalli filtranti. Questa soluzione ha comportato il montaggio di oltre 1500 mq di vetro temperato, in lastre grandi fino a tre metri per cinque, tali da annullare l'effetto-gabbia del Padiglione e garantire il massimo di visibilità.
Il terzo settore, a nord, ospita una Sala per convegni disposta su due piani e fornita di un locale per ristorazione. Sopra la sala, un';ampia terrazza aperta al pubblico affaccia sul Mausoleo di Augusto. Sfruttando il dislivello esistente tra il Lungotevere e via di Ripetta, è stato inoltre ricavato un vasto piano semi-interrato, fiancheggiato dal Muro delle Res Gestae, unico elemento conservato del vecchio padiglione. In questi spazi vengono realizzati una biblioteca, gli uffici di direzione e due grandi sale illuminate artificialmente, dove sono stati esposti i frammenti non ricollocati nella costruzione del 1938 e altri importanti rilievi della cosiddetta Ara Pietatis. A questi spazi, utilizzabili anche per mostre temporanee, si accederà sia internamente, sia tramite due ingressi indipendenti a sud e nord di via Ripetta. "
Vi ho riportato più o meno integralmente la descrizione fatta all'epoca della definizione del progetto che appariva abbastanza rispettoso sia delle esigenze di protezione del monumento, che museografiche, che di rispetto per l'habitat circostante.

Per la realizzazione del nuovo Museo sono state impiegate materie prime e realizzati impianti di assoluta qualità. La scelta dei materiali è finalizzata all'integrazione con l'ambiente circostante: Il travertino proviene dalle stesse cave da cui fu estratto per la realizzazione di piazza Augusto Imperatore negli anni Trenta. L'illuminazione, sia interna che esterna, notturna e diurna impiega riflettori dotati di accessori anti-abbagliamento.

Ma continuiamo con la descrizione...

"Il vetro temperato che racchiude l'Ara è composto da due strati, ciascuno di 12 mm, separati da una intercapedine di gas argon e dotati di uno strato di ioni di metallo nobile per il filtraggio dei raggi luminosi. La sua tecnologia, studiata per ottenere un rapporto ottimale tra resa estetica, trasparenza, fonoassorbenza, isolamento termico e filtraggio della luce, si spinge al limite delle attuali possibilità tecniche.
Il microclima interno è affidato ad un complesso impianto di climatizzazione che risponde a due essenziali requisiti: essere il più discreto possibile rispetto all'architettura circostante e reagire in tempi brevi a cause perturbanti le condizioni termiche e di umidità. Una serie di ugelli crea una cortina d'aria che lambisce le grandi vetrate, impedendo fenomeni di condensazione e stabilizzandone la temperatura....Il grande salone dell'Ara è servito, inoltre, da un sofisticato impianto che consente la circolazione di aria con elevato grado di filtraggio anche in condizioni di affollamento due volte superiori al massimo previsto".

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La teca in vetro che fa da guscio protettivo al monumento.

Quali sarebbero dunque le motivazioni che porterebbero Alemanno ad eliminare tutto ciò?




Certamente l'intervento del Meier ha i suoi difetti. La struttura dell'edificio per esempio fa passare la luce sull'altare intercalandola con strisce d'ombra che non consentono una completa lettura dei rilievi da parte dell'osservatore che tra l'altro si trova a guardare dal basso. Un altro elemento da considerare è il bianco totale, proprio dello stile delle architetture del Meier, che contrasta col colore più caldo e comunque più scuro degli edifici presenti in zona.

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In ogni caso il risultato è abissalmente migliore rispetto alla vecchia teca del Morpurgo...


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E non è meno importante il fatto che proprio per la sua "estraneità" il nuovo edificio incuriosisca e richiami l'attenzione di un gran numero di visitatori che conoscono così l'Ara Pacis, monumento in passato molto trascurato e spesso tenuto fuori dal circuito turistico museale di Roma



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artemisiaweb
view post Posted on 4/5/2008, 16:03




Sempre a proposito del destino dell'involucro dell'Ara Pacis, leggo su artsblog la seguente notizia:

"Non sarà sicuramente smontata come riportano alcuni giornali. A decidere il destino della teca di Richard Meier, ovvero il museo dell’Ara Pacis, in futuro sarà un referendum cittadino. Saranno i romani con il loro voto, in altre parole, a stabilire se la teca resterà oppure verrà smontata.

Alemanno l’aveva detto anche in campagna elettorale che l’Ara Pacis sarebbe stata al centro di un dibattito sul suo destino. Alla destra, si sa, l’intervento di Meier non è mai piaciuto e non solo per motivi estetici ma anche nostalgici visto che in molti tra i simpatizzanti del sindaco erano affezionati alla vecchia teca di epoca fascista (per la verità logora, semicadente e che non garantivà più la conservazione e l’integrità del monumento). Al contrario a molti romani la teca di Meier piace ed oggi il monumento è il terzo più visitato in città dopo San Pietro e Colosseo (Fori esclusi).

Ad ogni modo, come detto, saranno i romani ad avere l’ultima parola sulla Teca di Meier. “Vorrei fare un referendum in città: decideranno i cittadini se tenerla o no” sono state le parole del primo cittadino mentre da New York l’architetto americano ha così risposto: “Sono pronto ad incontrare il nuovo sindaco”. La data del referendum? Per il momento non è stata stabilita. Se ne riparlerà".

Ma aldilà delle diverse posizioni critiche, motivate da valutazioni estetiche o ideologiche, io mi chiedo e vi chiedo : è giusto polverizzare un'opera che ha richiesto molto in termini economici con un referendum che costerebbe un altrettanto spreco di danaro?

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Se vi va esprimete pure liberamente il vostro pensiero.
 
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camilla1606
view post Posted on 20/9/2008, 14:06




A me sinceramente non piace. Trovo troppo contrastanti le due architetture, questa moderna e la bellissima ara di Augusto. Non pretendo che si facesse qualcosa di antichizzato, tipo edificio neoclassico ma sta macchia bianca, asettica, da padiglione di ospedale non mi piace proprio. L'Ara Pacis e la storia ad essa legata meritavano di meglio.
 
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artemisiaweb
view post Posted on 21/9/2008, 17:06




Sono d'accordo con te... si poteva fare di meglio... ma le spese sostenute sono state davvero troppo alte per distruggere tutto...
 
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artemisiaweb
view post Posted on 19/10/2008, 10:21




Aggiorno questo argomento con una notizia che ho letto in un articolo di Archeogate relativo ad una esperienza fatta il 23 novembre scorso sull'Ara Pacis.
Tenendo conto che i marmi antichi erano in originr colorati e non bianche e lividi come noi oggi li vediamo, alcuni studiosi hanno illuminato l'Ara con luci colorate per creare l'effetto visivo dell'opera originale.

"Un gruppo di esperti ha proposto un'ipotesi di colorazione che è stata tradotta in un modello digitale colorato virtualmente, in base a criteri comparativi: esame dei colori superstiti sull'architettura e la scultura della Grecia classica, confronti con la pittura pompeiana di età augustea, valutazione del colore di mosaici tardo antichi che denunciano la conoscenza dell'Ara Pacis. Per colorare le piante e i fiori dei rilievi, è stato utilizzato lo studio delle specie vegetali eseguito dalla Facoltà di Botanica dell'Università degli Studi di Roma Tre. Sono poi state affidate ulteriori indagini sui colori ai Laboratori Scientifici Vaticani, in grado di effettuare analisi con mezzi adeguati alla tecnologia attuale ed è stata sperimentata la possibilità di ricavare delle immagini colorate da proiettare sui rilievi dell'altare.
A conclusione delle ricerche, la Sovraintendenza Comunale presenterà i risultati ottenuti in due diversi momenti: una giornata di studio che si terrà presso la Sala Conferenze dell'Ara Pacis l'11 marzo 2009 e una mostra evento in programma per dicembre 2009 nel corso della quale verrà illuminato l'intero recinto dell'Ara Pacis"

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4 replies since 4/5/2008, 12:03   8414 views
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